I pantaloni classici e le regole nascoste

L’attore Colin Firth in Kingsman, the Secret Service, impartendo  lezioni di eleganza al suo apprendista dice “… essere gentlemen è qualcosa che si apprende e che non dipende da fattori di nascita”.

A questo punto possiamo dire che c’è speranza per tutti e che come prima regola non scritta  dell’eleganza un titolo a sé è dedicato alle proporzioni.

I più attenti al costume generale avranno certamente notato la recente tendenza nella moda maschile di indossare capi di due taglie in meno rispetto alla propria. Le giacche si accorciano fino al punto vita e i pantaloni scoprono il malleolo, sfidando molto spesso il comune senso estetico.

Eleganza, si sa, è anche equilibrio, e l’equilibrio è dato da un insieme di dettagli che fanno la differenza, ma quali saranno queste proporzioni che fanno l’uomo elegante?

Per quanto la questione sia del tutto opinabile, esistono delle lunghezze e dei canoni che bisogna almeno conoscere, anche se poi, non si desidera seguirli.

La ferrea regola della sartoria prevede che l’orlo dei pantaloni debba arrivare a toccare il tacco della scarpa ma oggi noi tutti troviamo antiestetico l’ effetto di pieghe sulle scarpe, scegliendo una lunghezza che sfiori il collo del piede sul davanti, senza appoggiarsi.

Un consiglio: optate per una piega che dietro sia più lunga di un centimetro rispetto al davanti, si tratta solo di un centimetro ma l’effetto è davvero armonioso e gradevole.

La doppia essenza del pantalone classico.

Lo spirito dei pantaloni classici si ritrova nel perseguimento di due scopi essenziali:
  •  proporzionare la figura nel suo sviluppo verticale. Occorre a questo punto sapere che il nostro occhio considera preferibile una figura umana in cui la lunghezza delle gambe prevalga su quella del tronco. In realtà, però, le componenti verticali della figura sono tre: il busto, il cavallo dal giro vita all’inguine e le gambe dall’inguine alla caviglia. Poiché in realtà noi associamo il cavallo alle gambe, il rapporto da considerare è quello tra il busto o tronco e la somma di gambe e cavallo.
  • armonizzare  la muscolatura delle gambe, trasformandole in geometria pura. Per riuscirci occorre tra pelle e tessuto una discreta tolleranza lungo tutto il capo, soprattutto nella parte alta dove la muscolatura delle cosce può gonfiarsi parecchio. Le pinces consentono di sviluppare una prima conicità tra vita e tasca e una seconda, rovesciata, al di sotto della linea delle tasche. Se ci riescono in modo rilassato sono ben fatte, se si aprono o danno altri segnali di tensione sono sbagliate.
Un semplice trucco  sempre da tener presente per allungare la gamba è portare la cintura un po’ oltre la vita per estendere il cavallo.

Come stabilire la corretta larghezza dei pantaloni.

Come scegliere dunque la larghezza della gamba del pantalone ?

Molto dipende ovviamente dalla statura della persona, ma sempre tenendo conto del famigerato concetto di equilibrio, anch’essa non dev’essere né così larga da coprire mezza scarpa né troppo stretta al punto da non permettere il movimento o – peggio – non far passare il piede.

Se però parliamo di pantalone con le pinces, le larghezze cambiano, specialmente se doppie: il pantalone dovrà presentare, in tal caso, un’ ampia morbidezza all’altezza del bacino, affinché le pinces non si aprano.
Un altro consiglio sempre in materia di pinces : ne va prevista una sola in caso di spezzato o tessuti pesanti e due per l’abito o tessuti leggeri.

Risvolto si, risvolto no.

Il risvolto, infine, è più informale, ma anche esteticamente più gradevole rispetto all’orlo liscio, che è d’obbligo su smoking e abiti da cerimonia.

L’etichetta lo impone di 4 o di 5 centimetri. Se si è non troppo alti  però, è meglio evitarlo: accorcerebbe la figura.

Al contrario, chi  è alto,  potrà arrivare anche a 6 cm, che magari richiamano la lunghezza della patta sulle tasche delle giacche ( chicca da sarto ).

In definitiva, ben vengano le regole, senza dimenticare, però, l’innato senso del vestir bene  e con disinvoltura che ci ha resi famosi nel mondo, quel concetto di “vestire all’italiana” che ci rende famosi nel mondo e che partendo dalla conoscenza delle regole stilistiche ci permette di giocare con l’abbigliamento e renderci per questo unici e riconoscibili .

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